Come dice il suo nome, l’usignolo del Giappone è tipico dell’Asia orientale, ma il suo nome può trarre in inganno gli inesperti, in realtà è una specie proveniente dalle zone intorno all’Himalaya, importato in tutto il mondo.
I nostri nonni ed i nostri genitori potrebbero giurare di averne avuto almeno uno a casa propria, poiché il suo piacevole canto fu anche la sua condanna negli anni passati, dove migliaia di esemplari furono catturati in natura e segregati in minuscole gabbie per allietare con la sua voce i salotti delle case degli italiani.
Al giorno d’oggi l’usignolo del Giappone è stato rivalutato in allevamento ed il suo prezzo non è più al pari di un canarino come lo era una volta; anche nelle fiere di città, ai banchetti dedicati agli animali, lo possiamo trovare mentre canta sui posatoi e vengono spesso venduti senza sapere la loro provenienza, probabilmente catturati in natura e rivenduti agli sprovveduti.
Questo perché è un uccellino dalle piccole dimensioni, dotato di una straordinaria abilità: quello di adattarsi al territorio in cui si trova. Nei decenni scorsi questa specie è stata liberata nei nostri ambienti ed ora ha preso piede in tutta Italia, in Europa e nel mondo, con popolazioni ben consolidate e riproduttive.
Le colonie osservate sul territorio possono variare da pochi esemplari a decine di individui e di abitudini stanziali, quindi non migratorie.
Si nutrono prevalentemente di insetti, ma anche di sementi e bacche e non è difficile avvistarli in ogni stagione dell’anno se si sa dove andare a cercare. Non hanno una preferenza di habitat per nidificare, anche se sono stati osservati stazionare nei bambù e negli arbusti fitti, dove spesso si riuniscono la notte tutti assieme.
La specie è comunque allocnota, giudicata da molti invasiva, anche se non è stato appurato nelle nostre zone che possa portare danni ad altri uccelli o all’ambiente.
Per seguire di più il loro sviluppo demografico, i centri ornitologici hanno istituito una serie di progetti in cui numerosi volontari sono stati chiamati a segnalare la presenza degli esemplari in determinate aree qualora venissero avvistati, ed addirittura mandati a cercare luoghi di nidificazione. Hanno così allestito delle mappe geografiche in cui sono segnate le zone di avvistamento e sembrerebbe che queste aree si stiano via via sempre più ingrandendo, senza però diventare una minaccia.
Ad oggi l’usignolo del Giappone lo si può trovare sia nei parchi naturali e sia fra gli alberi in mezzo alle nostre case di città.
Sono uccelli piuttosto confidenti e non si sentono assolutamente minacciati dall’uomo.
Anche se non riuscite a vederli, il loro richiamo è piuttosto riconoscibile, anche perché restano continuamente in contatto fra di loro, anche a breve distanza. Lo chiamano usignolo, anche se non appartiene a questa categoria, per via del suo canto che può variare a seconda della stagione, soprattutto se in periodo riproduttivo.
Tuttavia se dovreste sentirlo e vi soffermate ad ascoltare, sicuramente vi capiterà di vederlo saltellare fra gli arbusti poiché difficilmente rimarrebbe in posizione statica.
I maschi hanno la livrea molto più accesa rispetto alle femmine con il piumaggio molto più tenue e queste ultime non hanno le proprietà canore dei loro partner.
Il loro allevamento è considerato non molto facile e per avere quasi sicuramente successo bisogna allevarli in voliera, anche se molte fondi ritengono che se l’animale è nato in cattività in un ambiente piccolo è più facile riprodurlo. L’alloggio va posizionato in una zona poco disturbata e al suo interni vanno posizionate delle piante per far si che gli uccelli possano nascondersi. Non dimentichiamoci che hanno comunque bisogno di una zona riparata dalle correnti.
La coppia è meglio sceglierla con largo anticipo ed inserirla il prima possibile per abituarli all’ambiente e far creare fra di loro feeling. La stagione degli amori inizia in primavera e il nido è possibile usare quello fatto a cestino di vimini come quello dei canarini, lasciando a disposizione fili di erba secca, yuta ed altro materiale simile al naturale. Ho visto soggetti delle mie zone utilizzare con piacere i crini dei miei cavalli.
La femmina depone dalle 3 alle 5 uova che covano entrambi gli esemplari e si schiudono dopo circa 12 giorni.
L’alimentazione è piuttosto variegata: in commercio possiamo trovare delle miscele per insettivori che dovremmo lasciare loro a disposizione in angoli da raggiungere facendo un po’ di attività, quindi lontano dai posatoi. Spesso questi uccelli gradiscono molto l’uovo sodo schiacciato e frutta sbucciata e fatta a pezzetti. Inoltre si può somministrare loro anche delle semente costituite da scagliola, avena decorticata, colza, canapa schiacciata e con parsimonia semi di lino, di papavero e di niger. Ovviamente i semi non devono costituire la loro dieta principale, ma solo una integrazione. Non dimentichiamo che, soprattutto nella stagione riproduttiva, bisogna fargli avere giornalmente tarme della farina, camole e lombrichi.
Per chi fosse interessato ad osservarli in natura, il Centro Ornitologico Toscano mette a disposizione mappe e indicazioni su dove trovarli.
Immagini tratte dal motore di ricerca google.