Il gruccione(merops apiaster) nel parco naturale del fiume Magra

Ogni anno è una presenza che caratteristica l’arrivo del caldo nelle zone del parco fluviale della Val di Vara e Montemarcello magra.
Il loro arrivo è previsto verso il mese di Maggio, anche se per l’anno 2018 il loro arrivo è stato tardivo.

Il parco è una riserva naturale abbastanza variegata e vanta di avere numerosi uccelli migratori e non, i quali, per tutto l’anno, si alternano alla nidificazione e allo svernamento. Ma i nostri amici gruccioni non sono così conosciuti come potrebbe sembrare. Turisti ed abitanti difficilmente si dedicano all’osservare questi animali e gli appassionati di birdwatching sono spesso disturbati dalla gente che percorre i sentieri del fiume schiamazzando e cacciando nei periodi consentiti dalla legge.

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La zona è molto favorevole alla loro nidificazione in quanto sono presenti argini interamente verticali e sabbiosi in molti punti, tutt’intorno vegetazione fatta di arbusti e alberi, e la popolazione di insetti è molto alta.
Nei periodi di cova è possibile osservare numerosi scavi dei loro nidi lungo i tratti poco frequentati, dove il maschio, o altri procacciatori di cibo, si guardano in giro con fare circospetto prima di entrare a nutrire la femmina in cova o i piccoli.
Purtroppo per loro però, non è tutto rosa e fiori; molte persone si recano sulle sponde poco accessibili del fiume per pescare, cosa vietata dal comune, ma raramente controllata, ed i pescatori abusivi vedono nel gruccione un potenziale rivale nella caccia al pesce, al pari di un martin pescatore(anche esso presente sul territorio). Questo denota la grande ignoranza della popolazione residente intorno al parco, sopresi purtroppo poche volte, a tappare i buchi delle tane per impedire agli uccelli di andare a cacciare.
Da qualche anno alcuni volontari delle Giacche Verdi si erano offerti di controllare il territorio al posto della forestale, ma non hanno avuto molto successo, tant’è che si è ultimamente parlato di sciogliere l’ente che se ne occupa, scatenando le ire dei sostenitori. Questi ultimi hanno istituito una raccolta firme per bloccare questa decisione, per mantenere l’area sotto tutela forestale e per cercare di arginare il problema dell’abuso edilizio, molto avanzato lungo le sponde del parco.

Che fine faranno i nostri amici gruccioni lo deciderà solo il tempo, ma per il momento gli appassionati possono ancora godere dei loro richiami e dei loro voli in gruppi al calar del sole, dove le temperature sono più favorevoli in quanto nel 2018 si è arrivati a picchi di 39 gradi nelle ore centrali del giorno.

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Ma vediamo ora le caratteristiche di un gruccione.
Il suo nome scientifico è Meros Apiaster(quello che possiamo trovare sul nostro territorio), riconosciuto spesso come mangiatore di api. In realtà è un uccello che si ciba di qualsiasi insetto gli capiti a tiro e nella stagione degli amori il maschio conquista la femmina portandole il cibo come regalo.
Arriva circa a 25-30 cm compresa la coda ed il dimorfismo sessuale è praticamente assente. Caccia lungo il territorio dove risiede sia cercando gli insetti volando che utilizzando un posatoio in attesa di vedere una preda interessante. Chi non sa riconoscere questo uccello lo confonde con il martin pescatore, anche se le colorazioni sono molto differenti: gola gialla, banda nera sull’occhio, dorso sfumato arancio e rosso e ventre blu-verde con becco sottile e coda lunga terminante con le penne spuntanti.
Come abbiamo già detto predilige zone secche con presenza di corsi d’acqua e arbusti alti e passa la maggior parte del tempo in volo. Il nido viene costruito da entrambi i genitori su parete verticale facilmente modellabile come l’argilla, ma non manca l’abitudine di farlo anche in terra, se ci sono condizioni possibili. Durante la cova e la cura dei piccoli entrambi i genitori riposano all’interno del nido profondo un metro e mezzo terminante con una camera spaziosa sufficientemente per depositare le uova.
Per la fine di Agosto si possono osservare in cielo mentre si radunano in gruppi prima della partenza per la migrazione, dove passano l’intero inverno nelle regioni dell’Africa orientale-meridionale ed occidentale.

Esistono alcuni allevatori nel mondo che si sono cimentati nell’allevamento in cattività dei gruccioni. Io stessa vidi degli esemplari ad una mostra scambio, ma quegli esemplari non avevano niente a che vedere con lo spettacolo che si osserva in natura.
Tuttavia vi sono testimonianze di allevatori che garantiscono che non è un allevamento facile. Sono obbligati a detenerli con i permessi dovuti in ampie voliere e cercare il più possibile di avvicinarsi alle loro abitudini. Oltre quindi alla costruzione di un grande posto è necessario tenerli in colonia e costruire degli spazi atti alla nidificazione costituiti prevalentemente da sabbia.
L’alimentazione poi sembra molto complicata in quanto hanno bisogno continuamente di prede vive; in media un gruccione può catturare fino a 200 insetti al giorno. Vecchi articoli parlano di arnie poste ai perimetri delle voliere dove queste ultime hanno seminati al loro interno fiori per attirare le api.
Non è certamente una impresa impossibile, ma prima di cimentarsi nell’allevamento di questa specie è necessario aver grande conoscenza dell’animale e moltissima esperienza su altri tipi. Molte fonti, però, possono giurare che i gruccioni, in fondo, non si abituano mai alla vita in voliera anche se nidificano con frequenza in quanto la bellezza di questo uccello è vederlo compiere acrobazie in volo e non costretto alla non migrazione.
Se però il detto italiano è “allevare per proteggere” potrebbe essere una valida alternativa futura in caso di un collasso demografico, anche se attualmente si contano migliaia di coppie riproduttrici.

fotografie di Maurizio Catti

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Informazioni su diariodiunaparacadutista

Vivo dove c'è solo forza e volontà di coloro che amano il cielo.
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