Il Covid-19 non lo portano loro

Purtroppo, con la comparsa di questo Coronavirus, si sta assistendo all’abbandono di massa di centinaia di animali fra i quali cani e gatti, ma non si pensa che anche i nostri volatili possano condividere la stessa sorte.
Vi ricordate l’aviaria? Era una malattia trasmessa da specie esotiche all’uomo tramite ospiti intermedi? In quell’anno abbiamo assistito ad abbandoni e liberazioni di tante specie condannandoli a lunghe e sofferte morti; i più fortunati hanno trovato una casa che gli accogliesse per una nuova vita.
La nostra presenza nel mondo è data dalla nostra evoluzione e dalla nostra intelligenza, intelligenza che in questi casi viene a mancare credendo che così facendo si possano aumentare le probabilità di sopravvivenza, ma anzi, contribuiamo alla nostra distruzione.
Il Coronavirus tanto temuto questo anno, si è trasmesso all’uomo tramite un animale che ha avuto nel suo organismo agenti patogeni evoluti, in grado di passare non più fra esemplari della stessa specie, ma addirittura fra specie differenti. Sembrerebbe quindi, che i focolai di queste malattie hanno sempre insorgenza in quei paesi dove non vi sono controlli su animali addomesticati  tanto meno su quelli di cattura e destinati al consumo umano.
I Coronavirus(eh si, mica è il nome ufficiale di questa pestilenza 2020, lo sono anche la SARS e MARS) si chiamano così perché visionandoli a microscopio, sono di forma rotonda con parti proiettate che ricordano molto la corona solare e sono patologie che riguardano mammiferi e uccelli, compreso l’uomo che potrebbe svilupparla anche senza essere entrato in contatto con animali infetti. Furono identificati circa sessanta anni fa proprio dall’essere umano che presentava problemi respiratori comuni legati al raffreddore. Con gli studi ed il tempo si sono aggiunti membri a questa famiglia e si sono quindi distinti i Coronavirus che ci becchiamo ogni anno con una normale influenza e i Coronavirus che portano ad infezioni virali molto più gravi. Il ceppo che interessa l’uomo è il SARS-COV del 2003 che si è successivamente sviluppato arrivando al SARS COV-2, chiamato anche COVID-19 il quale è simile per il 70% al primo ed è unicamente legato all’infezione umana (Betacoronavirus), anche se sembra avesse una partenza dal genere animale. Ciò che ci affligge è la forma più acuta di questo virus

Per quel che riguarda i nostri beniamini con le piume, come negli altri animali, non abbiamo nulla da temere poiché se realmente vi fosse stato un “salto di specie” si è trattato di un caso isolato e legato ai mammiferi e pipistrelli, che ha portato quindi la seguita trasmissione uomo-uomo e quindi non possiamo più prenderla dai domestici ma anzi, rischiamo di essere noi coloro che potrebbero infettarli, ma cosa rara, in quanto dovrebbe verificarsi un altro salto. La malattia che dovremmo temere nei nostri piumati è certamente l’aviaria, che causa infezioni della parte alta degli organi respiratori in modo grave provocandone la morte.

La domanda quindi è: perché abbandonarli quando sappiamo queste cose? Evidentemente non abbiamo capito nulla e ci meritiamo l’estinzione. Nulla abbiamo imparato dalle precedenti malattie e nulla impareremo mai! Comunque sia, vogliamo rassicurarvi con questo articolo, in modo che possiate capire che gli animali domestici sono sempre controllati e quindi non causa di infezioni trasmissibili. Solo in questo mese gli abbandoni di cani se ne sono contati oltre 2000 presso i canili, escludento gli altri animali e quelli che purtroppo hanno fatto una brutta fine.
Se vediamo i nostri uccelli con problemi respiratori vanno curati, ricordiamoci che siamo noi ad averli portati nelle nostre case, con tutti i pro e contro, che non trasmettono nulla e che non hanno scelto di ammalarsi.
Possiamo quindi consigliare di controllare che non stiano subendo un attacco di acariasi che potrebbe compromettere la loro trachea e trattarlo di conseguenza. Evitare le correnti d’aria aiuta a non farli ammalare e coprirli se possibile quando fa troppo freddo, a meno che non abbiano un riparo che può essere composto da un nido inutilizzato.
Per riconoscere i sintomi basta semplicemente guardare i loro comportamenti: se fossero raffreddati presenterebbero occhi lacrimosi e scolo nasale oltre che stare apatici(in questo caso portateli al caldo e si riprenderanno con una semplice cura), mentre se vi fosse la presenza di acari li vedreste scuotere la testa, produrre respirazione sibilante con alcuni attacchi di tosse, ali basse e mucose asciutte(distinguibili anche dai colpi di tosse tz-tz).
Indi per cui è inutile allarmarvi per niente e se vi fosse mai passato per la testa di aprire le gabbie e mandarli via per vostri timori sappiate che non siete degni di essere considerati esseri umani e fareste bene a cederli a qualcun altro. Con questo breve ma intenso articolo spero di avervi fatto capire che non vi è alcun rischio per la vostra salute e nemmeno per la loro, che il problema siamo noi e finché non ci controlleremo con la distruzione del mondo intero non ci sarà possibilità di sfuggire a nulla. Guarda caso queste malattie escono sempre nei posti dove il clima lo consente oltre che le specie che si infettano sono costipate in spazi ristretti come le grandi città.

 

Immagine tratta dal web

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Bacche di ginepro

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Sono tanti ormai gli allevatori che somministrano regolarmente le bacche di ginepro ai propri beniamini. Questi frutti hanno delle grandi proprietà antisettiche che rafforzano il sistema immunitario digestivo e controllano alcuni sintomi come la tosse.
Si tratta di una pianta sempreverde che presenta delle bacche dal colore blu-viola ricoperte da un sottile pellicola rimovibile al tocco isolando quindi la buccia da numerosi batteri anche se è sempre indicato lavare bene i frutti prima di somministrarle o mangiarle. I rami sono molto fitti con stecchi appuntiti, ma il legno è pregiato ed usato per fare utensili da cucina.
Prr l’essere umano è addirittura utilizzato come pomata per i reumatismi e persone con febbre, tanto che viene somministrato ad anziani sia animali che non. Per noi può essere fatto un infuso di bacche schiacciate in acqua bollente per calmare la tosse e pulire le vie urinarie, per i nostri uccelli basta una manciata a settimana integre, se sono di taglia media e grande, se invece abbiamo uccelli piccoli si possono spezzettare freschi, ricordando comunque che ogni giorno va lavata la ciotola per evitare lo sviluppo di batteri nocivi.
Il ginepro è una pianta molto presa in considerazione anche dalla cucina italiana, non a caso il legno viene bruciato e usato per affumicare gli alimenti dandogli un certo profumo e sapore, oppure viene distillato e infuso per liquori e viene usato come spezia per insaporire le carni.
E’ un alimento a basso molto dietetico per tanto non può essere usato come principale alimento, quindi non esagerate. Contiene terpeni policiclici ed alcooli terpenici, tracce di alcaloidi, acido cianidrico, clucossidi cianogenetici.
Si può trovare in commercio un mangime che abbia già queste bacche al suo interno e quindi sono sufficienti e principalmente i fringillidi di bosco sono i più adatti a questa dieta. Se allevati in voliera sarebbe interessante porgere loro dei rami con i frutti e vederli andare a prenderle; sono piante che si trovano soprattutto nelle aree alpine e di bosco, ma se non si è troppo esigenti con grandi quantità si può andare in erboristeria, altrimenti nelle ditte di mangimi per animali si trovano sacchi con diversi chili acquistabili in una volta.

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L’inverno sta arrivando, ecco come aiutarli

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Eccoci qui all’inverno, finalmente ! Prima di oggi era difficile che facesse freddo a tal punto da poter tirar fuori i cappottoni ed accendere i camini per veder scoppiettare la legna.

Anche i nostri beniamini avvertono le temperature basse, ma sicuramente avremmo gia trovato il modo di tenerli al caldo e mangiare le cose piu buone per passare la stagione.

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E gli animali selvatici invece? Anche loro meritano di passare questa stagione in tutta serenità, soprattutto in quei luoghi dove nevica spesso ed è difficile procacciarsi il cibo da soli. Un aspetto bello dell’inverno per gli amanti della ornitologia, è proprio quello di osservare animali come picchio, cinciarella, occhiocotto ecc nutrirsi vicino alle finestre della propria casa, sapendo bene che gliela abbiamo fornita noi.

Ma vediamo quindi come e cosa si potrebbe somministrare agli animali. Prima di tutto bisogna scegliere il luogo dove piazzare le nostre piste di atterraggio, preferibilmente non troppo vicine alle nostre finestre e possibilmente in mezzo alle fronde di alberi, non importa se privi di foglie, l’importante che ci siano abbastanza rami da permettere loro di avvicinarsi scrutando intorno a se; sarebbe bene ricordare che i gatti sono cacciatori spietati e che quindi le mangiatoie è meglio sistemarle dove loro non possono arrivare.
Le mangiatorie quindi possono essere delle ciotole o delle tavole che abbiano almeno un bordino per evitare che gli uccelli ci possano andare direttamente dentro e quindi sporcare con le proprie feci, vanno bene anche la casettine da appendere che ci sono nei negozi di animali, ma possono andare bene solo per alcuni tipi di piumati come il passero e il merlo.
La cincia adora terribilmente appendersi ed è quindi preferibile metterle da parte prodotti nutrienti contenuti da retina o fatte a forma cilindrica, le classiche palline di grasso e semi ne sono un esempio e di facile reperibilità. Oltre, quindi, a semi di ogni genere, girasole, scagliola, panico, inforcare su stecchi anche della frutta secca quali fichi farebbe avvicinare occhiocotti ghiotti e capinere I kaki sono frutti molto zuccherini ed oltre a nutrire gli uccelli vedremmo avvicinarcisi anche delle farfalle fare capolino sulle loro polpe per succhiarne i succhi.
Per altri è consigliabile spalmare sui tronchi, nelle fessure degli alberi, un po’ di strutto per far loro immagazzinare del grasso. Arachidi sgusciati e non salati vanno bene per uccelli di taglia un po’ più grande. Non dimenticare che potrebbero avvicinarsi anche i picchi; per loro è sufficiente incastonare fra le fessure degli alberi un po’ più alti delle noci e nocciole,  e vedrete che, quando avranno capito che li troveranno cibo, si avvicineranno agli anfratti per rompere il guscio con i propri becchi.
Le camole della farina sono insetti pregiati e ricercatissimi dai piumati selvatici. Presso uccellerie fornite le potrete trovare vive. Conservatele in frigorifero e quando le volete sistemare nelle mangiatoie lasciatele in non troppa quantità, in proporzione a quanti animali si riforniscono nel vostro giardino. Essendo fredde saranno in una sorta di letargo e quindi non se ne andranno in giro col rischio di cadere in terra e far si che i gatti possano notare che le prede scendano di tanto in tanto.
Accanto a tutte queste ghiottonerie è consigliabile mettere una bacinella bassa, tipo sottovaso, piena di acqua, per poter vedere gli animali farsi il bagno nelle giornate più tiepide.
Vorrei ricordare però che se gli animali si abituano troppo a rifornirsi da noi, poi difficilmente andranno a procacciarsi cibo da soli. E’ quindi buona norma alternare le giornate in cui voi fornite da mangiare, al fine di ristabilire un equilibrio alimentare e psicofisico.

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Nei negozi di animali troverete pastoni ed altri prodotti già confezionati adatti all’uso; non dico che vadano male, anzi, sono integrati di vitamine e minerali, ma la soddisfazione non sarebbe la stessa come quella in cui siamo noi a creare il banchetto invernale. Buon divertimento!

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Le Ali di Tyr vi augurano buone feste

Buonasera a tutti.

Non abbiamo mai avuto modo di scrivere sul sito gli auguri per qualche festività delle nostre tradizioni. Noi saremmo impegnati dietro agli animali, ma il pensiero va comunque qui, poco tempo per gli articoli ma tanta voglia di fare…

Facciamo quindi i nostri auguri a tutti i lettori, che possiate passare buobe feste e che l’anno nuovo vi porti le covate migliori. Noi porteremo certamente delle novità, sperando siano gradite.

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Il canarino lizard

Ricordo tanti anni or sono, quando ero piccola, che iniziammo in famiglia ad avere canarini dopo che ce ne capitò uno catturato dal gatto, il quale ce lo portò in casa. Quando riuscimmo a toglierglielo dalle fauci, il poveretto aveva profonde ferite all’addome, ne perdeva dal becco e non reagiva agli stimoli. Non ce la sentivamo di finirlo per alleviargli le sofferenze e così lo chiudemmo in un sacchetto di plastica in attesa del giorno dopo per togliercelo di casa. La mattina successiva, mentre facevo colazione con mia madre, sentimmo cinguettare dall’interno del sacchetto. Una volta aperto il nostro amico era in realtà vivo e vegeto e divenne così il primo canarino in mio possesso, dopo aver avuto esperienza con i diamanti mandarini.
Una volta identificato come maschio ci recammo in un negozio specializzato in animali per comprargli una compagna e farlo sentire meno solo. Ci imbattemmo così in alcuni esemplari di lizard e ne prendemmo uno in quanto il negoziante ci aveva assicurato che le femmine di quella nidiata sarebbero state ottime, e così è stato.

Iniziai quindi a leggere qualcosa sul lizard senza però approfondire nulla. Nella mia giovane età facevo anche troppe cose, ma mi piaceva acculturarmi un poco e sfoggiare la mia conoscenza della natura con i miei compagni di classe.
Quindi, confrontandomi con oggi, posso dire che è un canarino avvolto completamente dal mistero. Sicuramente deriva dal canarino selvatico importato in tutto il mondo quando ancora si poteva, ma non si sa con che soggetti fu ibridato oppure se questo suo aspetto deriva da qualcosa di geneticamente storico. In diversi articoli e scritti si legge che era una razza allevata prettamente in Inghilterra fra ‘700 e ‘800 ma che non suscitava grande interesse dei borghesi, i quali preferivano altre colorazioni. Con il tempo però le cose cambiarono, rischiò anche l’estinzione, ma grazie ai suoi appassionati cominciò ad essere conosciutissimo e preferito.

Con il passare degli anni ammetto che nella nostra allora ignoranza, mi sento in colpa per aver incrociato quella femmina dalla perfetta calotta gialla con l’altro maschio, anche se sono venuti degli splendidi pezzati. Ad oggi qualsiasi animale sia in mio possesso viene allevato in purezza ed anche perché andrebbe contro il mio principio comune a centinaia di voi : “allevare per proteggere”; ora però vediamo come è fatto un lizard.

Innanzitutto il Lizard si riconosce facilmente per la colorazione del suo piumaggio: verde e con le “scaglie” nere, disegno molto simile a delle squame di lucertola; poi si distingue molto anche dal fatto che in testa vi è disegnata una calotta di colore giallo o bianco, altri esemplari invece non ne hanno, e posseggono delle colorazioni meno marcate. Per una coppia allevata in purezza bisogna ricordarsi che se si possiede un soggetto con la calotta di colore intenso, l’altro esemplare deve essere di colorazione più debole, definito brinato, in rispetto di chi li ha selezionati e definiti per anni e per non incorrere in problemi genetici. La calotta, come previsto dallo standard non deve essere troppo grande, e quindi non oltrepassare certe misure, andando sotto l’occhio o sul becco o sulla nuca. E’ un difetto grave da correggere con i vari accoppiamenti, meglio ancora scartarli dalla selezione quei soggetti esagerati se si vuole ottenere una nidiata degna di questa razza. E’ accettabile invece che la calotta, detta anche corona, sia di forma minore, a mezzaluna, accennata e quasi assente. In concorso se ne possono vedere di diversi tipi, ma che non vanno mai oltre certe misure.
I più esperti suggeriscono di accoppiare fra loro soggetti opposti e cioè che se abbiamo un maschio con la calotta solo sulla fronte, la femmina deve avere la calotta assente su quel punto e presente altrove per poter compensare le mancanze, anche se la scienza che studia questa trasmissione di corona non è molto ben definita.
Non sono uccelli difficili da detenere, e le femmine sono delle ottime covatrici, ma l’allevamento va studiato più approfonditamente degli altri. Ad oggi i lizard stanno spopolando anche per altre colorazione che come ho detto può essere bianco sulla calotta, oppure rossa, ma io, da purista tradizionalista, non gradisco certi esperimenti.

 

Per il nutrimento bastano i sementi per i tradizionali canarini, senza però dimenticare di fornire loro verdura e frutta senza esagerare ed altri elementi che forniscono loro sali minerali. Più l’alimentazione è completa e di qualità più si ottengono ottimi piumaggi, ma questo vale un po’ per tutti.
Una cosa che distingue i lizard ed è meglio evitare, è la deplumazione da parte della madre sui novelli, i quali potrebbero avere ricrescita di penne scomposte e rovinate, perciò fate attenzione e appena avviene lo svezzamento, i giovani vanno separati.

Al di sotto vi posto immagini prese su internet che mostrano il giusto lizard

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Sagome rapaci in volo 2 – grifone, aquila e gipeto

Sono voluta tornare quasi subito su un nuovo argomento, in particolare sul riconoscere i rapaci che popolano le zone di montagna dove in questi giorni migliaia di persone stanno avvistando e mi mandano fotografie per chiedere che cosa hanno effettivamente visto.
In effetti vedere gli animali citati nel titolo dona profonda emozione anche a chi non si intende per niente di ornitologia.
Escludo a prescindere i rapaci che vediamo abitualmente anche in altre zone d’Italia, anche perché anni fa misi già delle immagini che rappresentavano gli uccelli più facili da riconoscere e da vedere, anche se di questo mondo ci sarebbe da scrivere veramente tanto.

Il grifone(gyps fulvus) è un avvoltoio che come tanti hanno patito molto la caccia da parte dell’uomo e ha faticato molto per farsi un po di spazio nei nostri territori. Il suo aspetto è come siamo abituati a vedere tutti gli avvoltoi, con il collo ricoperto da un piumino per proteggersi la cute durante i pasti. Alle spalle ha un collarino di piume più lunghe per non sporcarsi il resto del piumaggio. La sua apertura alare è in media fra i 2,5 metri e 2,8 ed è riconoscibile per la sua coda corta e il collo che durante il volo tiene raccolto nel collarino formando una S. E’ unicamente un animale saprofago, cioè che si nutre di carcasse. Solitamente dove un gruppo di grifoni sta mangiando, nelle vicinanze c’è sicuramente un gipeto. Vivono in colonie poco numerose ma che comunicano con le altre dei territori vicini.
Negli anni scorsi si salvarono alcuni esemplari solo in Sardegna, nonostante all’estero sia abbastanza diffuso, ma solo da pochi anni è stato reintrodotto in alcune regioni alpine meridionali e piano piano si è espanso fino alle Alpi del nord Italia, ormai poco difficile avvistare ma i suoi esemplari sono sotto i 200 in quelle zone.

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Il gipeto (gypaetus barbatus), chiamato anche avvoltoio degli agnelli, è sicuramente fra i più grandi e i più belli in Europa. E’ molto raro da vedere ma anche questo rapace si sta facendo strada sulle nostre Alpi, ma è sempre tenuto sotto controllo a vista durante le nidificazione per paura dei bracconieri.
Una sua caratteristica è quella di avere la testa e il collo ricoperto di piume e non di piumino, con un paio di ciuffi-vibrisse alla base del becco e intorno all’occhio che gli danno la nomina anche di avvoltoio barbuto. La sua apertura alare può arrivare addirittura a sfiorare i tre metri nonché le dimensioni oltre il metro di altezza e il peso di 5-7 kg. Sebbene rientri fra gli avvoltoi il suo aspetto è un po’ diverso, sia per la testa che per le zampe, le quali sono anche capaci di prendere prede e quindi offendere ed anche per le ali, molto più affinate per acrobazie e sfruttamento di ogni tipo di corrente. Lo si può osservare mentre plana sbattere a malapena le punte delle ali ed è stato avvistato più volte compiere uno “spirito santo” comune al gheppio e biancone. La sua alimentazione però è principalmente composta da animali già morti e la sua particolarità sta soprattutto nel mangiare il midollo presenti nelle ossa di animali, semplicemente prendendole e portandole a centinaia di metri facendole cadere su sporgenze rocciose per romperle. Unico nel suo genere!
Nel suo nido non può certamente mancare la lana di pecora come componente per tenere unito il tutto. Solo due uova vengono deposte e solo uno dei piccoli sopravvive.

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Ed eccoci infine a parlare un poco dell’aquila reale (aquila chrysaetos), anche questa presente in molti territorio del mondo, ma in difficile recupero a causa del bracconaggio e disboscamento. In italia si trovano all’incirca 200 esemplari censiti nelle Alpi e meno della metà sugli Appennini. Le sue dimensioni non sono dopotutto da sottovalutare, alta circa 1 metro con apertura alare che supera i due metri, fisicamente è ovviamente diversa dagli avvoltoi con artigli adatti alla caccia e ali che permettono manovre molto veloci. Cacciano in coppia e si nutrono veramente di ogni genere di animale, raramente il capriolo, probabilmente troppo grosso ed impegnativo. In falconeria viene spinto con grande successo anche sui lupi in quegli stati ove possibile, mentre gli altri avvoltoi vengono utilizzato solo a scopo didattico. Nel periodo riproduttivo è per lo più il maschio a portare il cibo e depongono solo due uova e come per il gipeto, in quasi tutti i casi solo uno solo sopravvive. Probabilmente per via della competizione alimentare, è stato riscontrato che dove vi sono più coppie riproduttive meno covate sono state registrate. Insomma, non vi è purtroppo abbastanza spazio per tutti.

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Foto tratte dal web…ed alcune mi risvegliano i ricordi dei famosi Taccuini di Airone…..eh, la gioventù…


I wanted to return almost immediately to a new topic, in particular on recognizing the birds of prey that populate the mountain areas where these days thousands of people are spotting and sending me photographs to ask what they have actually seen.
In fact, seeing the animals mentioned in the title gives deep emotion even to those who do not mean ornithology at all.
I exclude regardless of the birds of prey that we usually see in other areas of Italy, also because years ago I already put images that represented the birds easier to recognize and see, even if there would be a lot to write about this world.
The griffon vulture (gyps fulvus) is a vulture that, like so many, has suffered a lot from man-made hunting and has struggled a lot to make some space in our territories. Its appearance is as we are used to seeing all the vultures, with the neck covered with a duvet to protect the skin during meals. Behind it he has a collar of longer feathers so as not to get the rest of the plumage dirty. Its wingspan is on average between 2.5 meters and 2.8 meters and is recognizable by its short tail and neck that during the flight holds collected in the collar forming an S. It is only a scavenger animal, that is, that feeds on carcasses. Usually where a group of griffins is eating, there is definitely a bearded vulture nearby. They live in small colonies but communicate with others of the neighboring territories.
In recent years some specimens were saved only in Sardinia, although abroad it is quite widespread, but only a few years ago it was reintroduced in some southern alpine regions and slowly expanded to the Alps of northern Italy, now difficult but its specimens are under 200 in those areas.

The bearded vulture (gypaetus barbatus), also called the lamb vulture, is certainly among the largest and most beautiful in Europe. It is very rare to see but even this raptor is making its way into our Alps, but it is always kept under control on sight during nesting for fear of poachers.
One of his features is to have his head and neck covered with feathers and not down, with a pair of tufts-vibrisse at the base of the beak and around the eye that give him the name of bearded vulture. Its wingspan can even reach three meters as well as the size over the height and the weight of 5-7 kg. Although it falls among the vultures its appearance is a little different, both for the head and for the paws, which are also capable of taking prey and therefore offending and also for the wings, much more refined for acrobatics and exploitation of all kinds of currents. It can be seen as it glides barely slamming the tips of its wings and has been spotted several times performing a “holy spirit” common to kestrel and hawthorn. Its diet, however, is mainly composed of dead animals and its particularity lies mainly in eating the marrow present in the bones of animals, simply taking them and bringing them to hundreds of meters causing them to fall on rocky ledges to break them. One of a kind!
In its nest can certainly not miss sheep’s wool as a component to keep everything together. Only two eggs are laid and only one of the young survives.

And finally here we are talking a little about the golden eagle (eagle chrysaetos), also present in many territory of the world, but in difficult recovery due to poaching and logging. In Italy there are about 200 specimens recorded in the Alps and less than half on the Apennines. Its size is not to be underestimated, about 1 meter high with wingspan that exceeds two meters, physically it is obviously different from the vultures with claws suitable for hunting and wings that allow very fast maneuvers. They hunt in pairs and really feed on all kinds of animals, rarely the roe deer, probably too big and challenging. In falconry it is pushed with great success also on wolves in those states where possible, while other vultures are used only for educational purposes. In the reproductive period it is mostly the male who bring food and lay only two eggs and as for the bearded, in almost all cases only one survives. Probably due to food competition, it was found that where there are more breeding pairs less broods have been recorded. In short, there is unfortunately not enough room for everyone.

Photos taken from the web… and some awaken me memories of the famous notebooks of Airone…..eh, youth…

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Poiana comune(buteo buteo) – conoscerla e riconoscerla

 

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La poiana comune è un rapace tipico delle nostre zone e nel resto d’Europa, variando solo di colore man mano che si sale verso i climi freddi nordici. In inglese si chiama Common Buzzard ed è per questo che in italiano vanta del nome di bozzagro e simili.
La si trova spesso negli ambienti boschivi, ma non disdegna il costeggiare od addentrarsi negli spazi aperti usufruendo di un posatoio in attesa di vedere qualche preda quali piccoli roditori, bisce o perché no anche cadaveri che facilmente le procurano un facile pasto. Sono state avvistate molte poiane catturare con buone abilità anche minilepri e fagiani.
Le sue dimensioni non sono eccessive, si può definire un uccello medio con becco corto e proporzioni compatte; la femmina è ovviamente più grossa del maschio. E’ un accipitride che facilmente si adatta ad ogni tipo di ambiente, ma nella falconeria italiana è utilizzata solo a scopo didattico poiché definita lenta e testarda nell’addestramento. il periodo di nidificazione circa è fra aprile e giugno ed è un animale che vive in branco, solitamente vanno da un minimo di due esemplari a quattro o cinque, rappresentati dalla coppia e dalla prole dell’anno.
Viene spesso confuso con il falco pecchiaiolo, ma questo ultimo presenta una coda più lunga e una testa più piccola, nonché cacciatore di insetti, cosa che la poiana non è solita fare.
E’, come già detto, poco utilizzato nella falconeria, in quanto possiede molti lati negativi che un principiante non può troppo seguire e quindi preferisce rapaci più addestrabili. Il fatto del perché sia testarda non è ancora dato saperlo, ma probabilmente, non avendo un altissimo predatorio, legandosi anche alla sua intelligenza, è un animale che allevato a mano rifiuta la collaborazione con l’uomo, mentre, se non è imprintata, mantiene quella timidezza nei confronti dell’addestratore che non giova all’addestramento. Insomma, sembrerebbe un animale complicato, ma in Inghilterra sono fra i primi rapaci di basso volo utilizzati per la caccia al pelo e alla piuma. Non contenta di avere cani intorno viene spesso lanciata dal pugno o ancora meglio vola di albero in albero in attesa che il suo addestratore faccia muovere qualche animale nascosto. Non è comunque troppo esigente ed è uno dei primi rapaci che ho volato.
Il suo vocalizzo è per lo più stridulo all’inizio, allungato e si abbassa di tono sul finale e lo fa soprattutto per tenersi in contatto con il compagno o compagni durante il volo, una sorta di “pìiu”.

Ora vediamo la sua sagoma in volo, come riconoscerla al meglio. Ricordiamoci che più il colore del suo piumaggio è chiaro, più la poiana è giovane, e nei paesi nordici e dell’Asia  il piumaggio dei giovani è estremamente chiaro :BIF1355_MPU_I1Q7040_14062013_cbuzz-AD_d_havelland-1-1024x683common_buzzard_david_chapman_768buzzard-silhouettes-vector

The common buzzer is a bird of prey typical of our areas and in the rest of Europe, varying only in color as we rise towards the cold northern climates. In English it is called Common Buzzard and that is why in Italian it boasts the name of bozzagro and the like.
It is often found in wooded environments, but it does not disdain the skirting or entering the open spaces using a perch waiting to see some prey such as small rodents, bisce or why not even corpses that easily provide her with an easy meal. Many buzzas have been sighted to capture with good skills even miniles and pheasants.
Its size is not excessive, it can be defined as a medium bird with short beak and compact proportions; The female is obviously bigger than the male. It is an accipitride that easily adapts to any type of environment, but in Italian falconry it is used only for educational purposes because it is defined as slow and stubborn in training. the nesting period is between April and June and is an animal that lives in herds, usually ranging from a minimum of two specimens to four or five, represented by the pair and the offspring of the year.
It is often confused with the falcon, but the latter has a longer tail and a smaller head, as well as insect hunter, which the buzzer is not used to do.
It is, as already mentioned, little used in falconry, as it has many downsides that a beginner can not follow too much and therefore prefers more adaptable birds of prey. The fact of why she is stubborn is not yet given to know, but probably, not having a very high predator, also tying herself to her intelligence, is an animal that hand-raised rejects collaboration with man, while, if it is not imprinted, it maintains that timidity towards the trainer who does not benefit from training. In short, it would seem a complicated animal, but in England they are among the first low-flying birds of prey used for hair and feather hunting. Not content with having dogs around is often thrown from the punch or even better flies from tree to tree waiting for her trainer to move some hidden animals. It’s not too demanding anyway and it’s one of the first birds of prey I’ve flown.
His vocalization is mostly shrill at the beginning, elongated and lowers in tone on the finish and he does so mainly to keep in touch with his companion or companions during the flight, a kind of “pìiu”.
Now let’s see its silhouette in flight, how to recognize it at its best. Let us remember that the more the color of its plumage is clear, the younger the buzzer is, and in the Nordic and Asian countries the plumage of Young bird is extremely clear:

 

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Agapornis, il libro completo per gli appassionati

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Recentemente, durante i primi mesi del 2019, è stato finalmente pubblicato il libro interamente dedicato agli Agapornis. Una guida completa per allevare questo nostro beniamino è finalmente ordinabile online sia in formato cartaceo che digitale. Erano diversi anni che nessuno pubblicava qualcosa di cosi completo sull’allevamento; purtroppo la maggior parte degli appassionati e professionisti sono divenuti estremamente gelosi delle loro tecniche che non vedono sempre di buon occhio i novizi. Ecco quindi che alcune persone, spinti dalla voglia di insegnare, e bene, hanno dedicato molto del loro tempo a raccogliere idee e stendere scritti, stando ben attenti ai particolari.

Incuriosita da questa pubblicazione ho chiesto una breve intervista a Luca F., amministratore della pagina AgapornisItalia nonché portavoce di tutti coloro che hanno lavorato alla stesura del manuale “Tutto Agapornis”. Ecco come è andata:

Quando e’ nata la vostra idea di scrivere un libro sugli Agapornis?

L’idea di scrivere un libro dedicato agli Agapornis é venuta fuori un po’ per scherzo durante uno dei nostri incontri tra allevatori, ed un po’ perché in effetti ho visto che i libri dedicati agli inseparabili presenti sul mercato italiano sono tutti datati ed ormai obsoleti. Mancava un libro dedicato agli Agapornis di nuova generazione. Proprio per questo, oltre all’originalitá della trattazione, abbiamo puntato anche ai nuovi formati. Il libro, infatti, può essere acquistato direttamente su Amazon sia in formato cartaceo che eBook! Si tratta dell’unico libro dedicato agli Agapornis che di fatto puoi portare sempre con te nello smartphone e leggerlo quando vuoi.

Possiamo dire che i primi barlumi dell’idea risalgono al 2015 e ci abbiamo lavorato a tratti per tre anni fino a completarlo a fine 2018. Il libro è stato pubblicato poi a Maggio 2019.

E’ stato difficile riuscire ad ordinare tutte le idee e mettervi d’accordo?

Non é stato difficile ordinare le idee; abbiamo messo giù prima di tutto i punti focali che ogni allevatore dovrebbe considerare e che trasformano un neofita in un buon conoscitore degli Agapornis.
Una volta definiti i capitoli sui quali doveva puntare il libro abbiamo steso la trattazione, in più riprese, in più anni, in più mani, arricchendola con le nostre esperienze ed i racconti del nostro blog.

Come e’ nata la vostra passione per l’ornitologia? Che risultati avete ottenuto nel tempo?

Parlo per me in questo caso, posso dire che il mio amore per l’ornitologia é nato da piccolo con mio padre che a sua volta allevava. Poi, come ho avuto modo di raccontare nel libro, ad un certo punto della vita ho incontrato una coppia di Agapornis che mi ha conquistato per la sua unicità… Sono arrivato ad avere in breve tempo 12 coppie riproduttive con mutazioni molto particolari dall’albino ai Roseicollis pezzati.

Cosa rende il vostro libro diverso da tutti gli altri?

Penso di aver già risposto a questa domanda poco prima ma vorrei riprendere il concetto: é un libro di nuova generazione sugli Agapornis, l’unico che si può trovare anche in formato eBook. Il libro racchiude al suo interno esperienze vere di allevamento, consigli ed errori da evitare, il tutto basato sulle nostre esperienze decennali. In molti libri sugli Agapornis pubblicati in passato sono stati trattati gli inseparabili e le loro mutazioni semplicenente senza che gli autori ne abbiano mai avuti per davvero. “Tutto Agapornis” è un libro che trasuda la passione di chi lo ha scritto. Ci sono ricette da cucinare per loro e istruzioni per allevamento allo stecco, per esempio.

Avete gia in mente di tradurlo per l’estero in modo che tutti possano leggerlo?

Non escludiamo di tradurlo in altre lingue per diffonderlo all’estero ma di fatto il nostro mercato di riferimento è l’Italia perché è proprio qui che c’era maggior carenza di questa letteratura. Se cercate su Amazon troverete molti titoli sugli Agapornis in spagnolo o inglese ma di italiano c’è gran poco da studiare.

La gente ama leggere libri che parlano di allevamento, ma anche ove vi siano testimonianze di stormi visti in natura: qualcuno di voi ha potuto vivere questa esperienza? Ce la può raccontare?

No purtroppo nessuno del nostro gruppo ha mai visitato i luoghi di origine e visto gli stormi allo stato brado ma sarebbe senz’altro un esperienza fantastica. Si imparerebbero tante altre cose che non si possono replicare in allevamento ma che renderebbe piu’ completo un allevatore.
Cosa vi aspettate da questo libro?
Avete già in programma degli eventi in cui sarà possibile incontrarvi e parlare di questo libro?

Da questo libro abbiamo già ottenuto più di quanto ci aspettavamo, ossia riconoscimento da parte dei colleghi allevatori ed e’ quello che per noi conta di piu’. Siamo veramente soddisfatti di tutti i complimenti ricevuti e delle bellissime recensioni su Amazon. Questo non è il nostro business principale, potevamo tenerci per noi le informazioni ma volevamo in qualche modo contribuire alla comunità di allevatori italiani e pensiamo di esserci riusciti almeno in minima parte.

Al momento non abbiamo eventi fissati in programma ma pensiamo alla fiera di Reggio Emilia che è una delle più importanti nel settore, oltre che essere conosciuta a livello internazionale.

Secondo voi quale è la parte piu interessante da leggere e che più vi ha emozionato? Avete incontrato difficoltà?

Secondo noi ci sono diverse parti interessanti, dipende da dove il lettore ha più carenza di informazioni. Forse la più particolare è la descrizione delle ricette per Agapornis o dove dei premiati allevatori hanno donato i loro segreti per il successo da applicare nelle esposizioni, argomento sicuramente piu’ ricercato nel web.

Progetti per il futuro?

Per il futuro abbiamo mille idee in mente. In Italia siamo ancora molto indietro rispetto ad altri paesi come Olanda o Spagna per quanto riguarda le tecniche di allevamento e le informazioni sui pappagalli. Pensavamo già ad una collana di libri specifici per argomento oppure una serie di video ben costruiti ed istruttivi. Abbiamo pero’ pensato che sarebbe piu’ interessante, oltre che piu’ appagante per noi, se fossero gli altri appassionati a chiederti le specie e gli argomenti da trattare. Questo per poter accontentare anche le correnti di mercato attuali.

 

In effetti gia’ da diversi anni le mie letture si sono limitate unicamente a libri e studi scritti all’estero dove la voglia di conoscere e’ sempre stata molto ambita anche dai piu’ giovani. In Italia sembra proprio che ancora oggi i reali interessi della popolazione non siano legati agli animali, la natura e il loro futuro. Ho avuto modo di viaggiare molto e conoscere allevatori di alti livelli che trattano specie rarissime, e dispiace molto dire che coloro che rientrano in questa categoria, nel nostro territorio,  si contano solo sulle dita di una mano, mentre all’estero decine e decine di appassionati spendono tempo e soldi per preservare quegli esemplari in via di estinzione. Ci vuole piu’ sensibilita’ da parte nostra e speriamo che iniziare dei nuovi libri sugli argomenti sia sufficiente a dare un imput alla gente comune. Ricordo che a scuola portavano le nostre classi all’interno dei parchi ad osservare gli animali in natura, mentre purtroppo oggi le gite scolastiche non mirano piu’ a far crescere i nostri ragazzi, ma a conformarsi con il mondo moderno che si sta deteriorando.  Siamo tutti d’accordo col sostenere AgapornisItalia per continuare nella loro ricerca e raccogliere esperienze di allevamento sui psittacidi per ampliarne la conoscenza anche a chi, purtroppo, non e’ in grado di comprendere cosi bene l’inglese da leggere libri approfonditi. Detto fatto leggere questo manuale getta solide basi per iniziare un qualsiasi allevamento di pappagalli di piccola taglia riducendo cosi gli errori comuni che fanno i principianti.

Consigliatissimo! Per chiunque voglia comprarlo direttamente non deve fare altro che cliccare il seguente link:  https://amzn.to/2HYaoEr

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Allevamento: i primi passi

Arriva un giorno in cui la nostra passione ci spingerà a decidere di iniziare un allevamento ornitologico. Magari nel corso degli anni passati avevamo sperimentato alcune specie facilmente reperibili senza pretese di ottenere risultati eccezionali; ci bastava semplicemente avere i nostri beniamini in un angolo della casa e goderci il cinguettio in giornate un po’ noiose.
Così il grande passo è finalmente vicino e cominciate a pensare a tutto ciò di cui i nostri animali avranno bisogno per vivere e a tutte le condizioni ottimali per una buona riuscita nell’allevamento.

Per prima cosa, il consiglio per tutti è di scegliersi una specie sola, al massimo due, fino a che non avremo una ottimale dimestichezza con ognuno di loro. In particolare è bene sceglierle in modo che abbiano caratteristiche e bisogni simili per non confondersi e avere troppo differente lavoro sulle proprie spalle.
Che vita potremmo garantire a questi uccelli? Se abbiamo la possibilità di creare loro delle voliere all’esterno ben venga, ma la maggior parte di noi vive in appartamento con fondi e terrazze, perciò volevo concentrarmi su questo tipo di ambiente, in altri post potremmo trattare di animali da cortile e allestimento di voliere; un passo alla volta.

Quindi abbiamo bisogno di specie facilmente adattabili e che possa vivere in batteria. La misura minima di una gabbia, per garantire il benessere, è di 100x40x70, il tutto dipende anche dal tipo di mobilità che hanno i soggetti. Per uccelli come i canarini è preferibile una gabbia da 120cm di lunghezza in modo da dare più spazio allo svolazzamento, senza avere problemi per l’accoppiamento, ma alcune specie non riescono con lunghezze così ampie e quindi è preferibile accorciare un poco la distanza per permettere al maschio di inseguire e corteggiare la femmina senza “perdersi”. Anche se esistono in commercio, il mio consiglio è quello di evitare le gabbie vetrina, e cioè prive di sbarre ma con vetro in plexiglass poiché molti uccelli potrebbero confondersi e quindi sbattere ripetutamente contro la parete, ferendosi. A questi punti vanno bene le gabbie con le sbarre, fatte in modo che non possano passare le teste fra le sbarre; per far sentire loro ancora più sicuri si potrebbero comprare quelle gabbie con le pareti di pannello e la parte frontale di sbarre, ciò aiuterebbero quelle specie più timide a non stressarsi durante la presenza dell’allevatore.
I posatoi, mi raccomando, vanno posizionati in modo che gli uccelli, girandosi, non possano rovinarsi la coda contro le pareti, e che possano essere distanti abbastanza da permettere loro di usare le ali, garantendo così anche una salute fisica muscolare che può far solo del bene anche a livello psicologico. I posatoi devono essere fatti in modo da non far loro scivolare e che possano essere lavati molto spesso, evitando l’insediarsi di batteri  che potrebbero far nascere problemi di “bumblefoot”. Si possono usare anche rami naturali, sicuramente molto più graditi, ma vanno acquistati presso i negozi specializzati visto e considerato che gli uccelli nati in cattività non hanno le stesse difese immunitarie di quelli nati liberi. Perciò comprate rami disinfettati! Inoltre io consiglio posatoi non cavi al proprio interno, dove facilmente proliferano parassiti.

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Le gabbie vanno posizionate in un luogo luminoso, davanti a fonti di luce, ma non a sole diretto o con correnti d’aria. Se non possiamo garantire un terrazzo riparato ai nostri animali, in commercio esistono impianti di illuminazione che simulano il sorgere e il tramonto del sole, e regolarne l’intensità. Più è “naturale” lo svolgersi delle cose più possiamo garantire il benessere, e benessere vuol dire successo.
Sul fondo delle gabbie, se abbiamo il loro fondo, è necessario porvi della sabbia per far si che gli animali possano impolverarsi. Gli psittacidi, che amano razzolare in terra, avranno bisogno di una sabbia particolare in quanto è facile che cerchino cose da ingerire per aiutare la digestione. Non è detto che non lo facciano anche le altre specie, ma c’è più probabilità con i pappagalli.
Tornando al discorso della scelta gabbia/voliera, dobbiamo considerare anche delle dimensioni degli animali. In commercio esistono batterie che grazie ad un separatore amovibile, si possono allungare i cm. Solitamente allungare le gabbie serve di più ai novelli per formare i muscoli e imparare a cercare cibo e interagire con i propri simili. Ovviamente pappagalli di certe dimensioni, hanno bisogno di uno sviluppo anche verticale e non solo orizzontale.

La scelta del cibo è importante per il futuro dell’allevamento. Più la percentuale di semi sono germinabili e più la qualità è alta, soprattutto per il nutrimento. Su questo non posso entrare molto nel merito in quanto ognuno ha la marca che preferisce e con cui si trova meglio; il mio unico consiglio è cercare marche pregiate e non da supermercato. i costi variano pochissimo ed è un attimo non avere le giuste sostanze per allevare i pullus. Ricordatevi che più un uccello è di piccole dimensioni, più velocemente smaltirà le sostanze utili alla sopravvivenza. Cercate inoltre di far differenza fra periodo estivo, di muta, di riposo, di riproduzione e invernale. documentatevi su cosa mangiano durante l’arco dell’anno. Dare in abbondanza pastoni grassi utilizzati nella riproduzione anche quando non serve farà solo pennuti grassi e inadatti alla riproduzione.
I beverini possono essere a goccia o a caduta. Controllate sempre che ci sia e se non aggiungete vitamine o sostanze potete cambiarla dopo un paio di giorni. Solitamente il primo batterio che si forma nell’acqua è l’acinectobacter dopo le 48 ore in cui viene chiuso il contenitore. Cercate di prenderlo anche di colore scuro per far passare il meno possibile i raggi solari, garantendo così acqua più fresca e rallenta la crescita dell’erbino. Pulite sempre ogni volta che togliete l’acqua con prodotti non tossici, basta immergerli nella amuchina e poi sciacquarli bene.

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Siamo così pronti all’acquisto dei nostri animali. In un comunissimo negozio di pet shop è preferibile non procedere all’acquisto di esemplari. L’essere così ammassati e con provenienze diverse, facilita l’insorgere di comportamenti anormali nonché la proliferazione di batteri. La rara pulizia inoltre potrebbe far si che gli acari ematofagi si siano insediati fra le penne degli animali; portarne a casa uno è l’unico modo per vedere andare distrutto tutto il nostro allevamento in pochissimi giorni.
Dove acquistare quindi i nostri esemplari? Internet offre intere liste di allevatori. Diffidate un po’ di più dai commercianti, anche se ce ne sono alcuni realmente seri, ma penso che la prima cosa da controllare sia la pulizia all’interno delle gabbie, lo stato della lettiera, dei posatoi e dell’aspetto degli animali. Scartate quelli con le piume spettinate, spenti di colore, apatici, asociali. Che un uccello sia curioso di osservare è un punto a favore, rispecchia maggior benessere e tenderà ad essere meno selvatico, ignorando con più facilità la presenza umana durante il periodo di cova. Fatevi raccontare come alleva e che abitudini adotta, non abbiate paura di porre tutte le domande che vi possano venire in mente, un vero allevatore risponderà con pazienza a tutte, anche a quelle più insensate.
Altra cosa importante da controllare è che i soggetti abbiano tutti l’anello inamovibile dell’allevatore con riportato il codice allevatoriale e la data di nascita dell’animale. Acquistate soggetti novelli dell’anno in corso in quanto è più facile che si adatti ai nuovi ambienti e avrete anche la certezza che non è stato sfruttato a livello di accoppiamento e cova.

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Il trasportino da utilizzare per portare via l’animale sarà come una scatola di non grandi dimensioni, con spazio per inserire il beverino e i fori necessari a farlo respirare. Tenere l’animale in penombra lo rende più tranquillo ed eviterà di stressarsi. I trasportini migliori hanno il tetto basso per “costringere” l’animale a stare a terra, oppure avrà un piccolo posatoio centrale per far si che vi si possa aggrappare.

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Non dobbiamo farci prendere dall’entusiasmo di aver portato a casa l’animale e liberarlo subito all’interno delle nostre gabbie. Per almeno i primi 30 giorni non dovrà in alcun modo entrare in contatto con gli altri beniamini. Anche dopo aver pulito la sua postazione ci dovremmo lavare le mani per evitare di trasportare malattie da una parte all’altra. Ponete sul fondo della carta, meglio se non assorbente, per tenere sotto controllo lo stato delle feci e procedere ad eventuali cure al primo insorgere di problemi. Il mio consiglio è quello di somministrare fin da subito un antiparassitario; qualcuno aggiunge uno spicchio d’aglio nell’acqua per disinfettare le vie intestinali.

 

Ecco quindi che il nostro allevamento può iniziare

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Major-365

Oggi parleremo del prodotto Major-365.
Perché questo nome particolare? Semplice, perché quando si entra in una uccelleria, e si cerca un prodotto particolare, troviamo molte miscele di semi più o meno adatte a quello che vogliamo, ma che in fondo, non ci soddisfano appieno; ecco quindi che, dalla collaborazione pluriennale fra le marche Unica e Blattener, nasce una composizione creata solo ed esclusivamente per i cardellini Major ed è possibile lasciarlo a disposizione dei nostri amati beniamini tutto l’anno(appunto 365).

La seconda domanda che uno si pone potrebbe essere la seguente: che cosa ha questo prodotto in più rispetto a quelli utilizzati fino ad ora?
Ebbene possiamo dire che la marca italiana è nata ponendosi davanti degli obbiettivi ben specifici, il primo fra tutti la qualità dei loro prodotti. Essi si procurano le migliori semente adatte anche al consumo umano, preferendo di gran lunga non inserirvi all’interno conservanti che possano allungare la data di scadenza e che soprattutto sono coltivate senza l’utilizzo di omg.
Sono in primis un gruppo di allevatori appassionati che vogliono garantire ai loro clienti alimenti nutrienti e con qualità garantita.

I cardellini Major sono i più gettonati dagli allevatori, anche perché la loro dimensione maggiore rispetto ai nostrani è preferibile nel caso in cui vi siano presenti delle mutazione nel colore del piumaggio. Sono comunque animali molto vivaci ed hanno bisogno costantemente di molta energia poiché in quanto a delicatezza non superano altre specie di dimensioni più piccole.
Ed ecco quindi che la miscela Major-365 si presenta come un pastone uniforme, definito più tecnicamente come patè, con assenza totale di sottoprodotti e grassi animali.
E la Blattner cosa ha fatto? Per conferire tutta questa qualità nel prodotto gli amici tedeschi hanno attentamente selezionato il mix di sementi assicurandosi che non vi sia la presenza di conservanti chimici e antifermentativi. Una collaborazione di tutto rispetto, studiata per il fabbisogno dei piccoli beniamini.

Come abbiamo precedentemente detto la miscela si presenta sotto forma di pastone, bilanciato, facile da digerire, che i cardellini apprezzano molto volentieri. Basta versare il prodotto nelle ciotole contenitive e vedremo gli uccellini tuffarvisi all’interno ghiotti come se lo avessero sempre avuto a disposizione. Si può somministrare il prodotto 365 giorni all’anno, in quanto offre un ottimo apporto di vitamine e sostanze minerali, adatto ad ogni periodo dell’anno, dalla muta, alla cova, allo svezzamento dei pullus ecc… Non vi sono alcune contrindicazioni che vietino all’allevatore di lasciarglielo sempre a disposizione a patto che sia utilizzato come accompagnamento alla normale miscela e non come sostitutivo.
Vediamo quindi gli ingredienti di questa miscela:
Pan di spagna, cereali, prodotti della panificazione, semi ortivi/prativi, leguminose predigest, oli vegetali, polpa di carruba micronizzata/tostata, zuccheri e sali minerali.
Valori nutrizionali:
Proteine 13%
Massa grassa totale 7,8%
Materia inorganica 5,6%
Acqua 10,2%
Per quanto riguarda il rapporto qualità prezzo sappiamo bene che non si bada a spese per la qualità. 4Kg di alimento viene a costare 18 Euro, quindi per coppia abbiamo a disposizione molti giorni prima di dover ricorrere ad un altro pacco.50404249_1090152554498610_885815465539010560_n.jpg

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